Vuelta a España 2018, Top/Flop del giorno

La nostra rubrica che, tra il serio ed il faceto, traccia il bilancio della giornata appena conclusasi alla Vuelta a España 2018.

TOP

Elia Viviani (Quick-Step Floors): Se il treno funziona, il vagone di prima classe arriva sempre puntuale. Nel finale la formazione belga si attribuisce la regia della corsa e il film che ne deriva è il diciassettesimo capolavoro della collezione stagionale del veronese. Se fa volata di testa, come oggi, uscirgli dalla ruota diventa un esercizio impossibile.

Giacomo Nizzolo (Trek-Segafredo): Non si intromette nella liason tra Viviani e la vittoria né nella lunga storia d’amore tra Peter Sagan (Bora-Hansgrohe) e i secondi posti, ma ha il merito di ritrovarsi dopo un paio di passaggi a vuoto. Il secondo podio nel giro di otto giorni lo conferma in lenta risalita, anche se sembra mancargli ancora qualcosa per poter ambire al bottino pieno.

Lukas Pöstlberger (Bora-Hansgrohe): Prova a strappare l’ultima pagina di un romanzo già scritto con la stessa sparata secca che lo ha consacrato al grande pubblico, 17 mesi fa, al Giro d’Italia. Stavolta l’effetto sorpresa gli riesce solo parzialmente. I (troppi) metri al traguardo e la forza d’urto di una squadra organizzata alla perfezione si traducono infatti nel più scontato degli agganci.

FLOP

Nacer Bouhanni (Cofidis, Solutions Crédits): Conferma una volta di più di saper tirare fuori i pezzi migliori del repertorio a pancia vuota. Con l’appetito già saziato (leggasi vittoria di tappa) si smarrisce nelle pieghe finali di una corsa che non lo vede mai nel vivo dell’azione e incapace di sprintare per il successo. Chiude tredicesimo, vanificando una delle poche occasioni rimaste.

Danny Van Poppel (LottoNL-Jumbo): La sua Vuelta è fatta ad immagine e somiglianza delle montagne russe. Nei risultati, infatti, l’olandese non riesce a trovare la giusta continuità. Dopo due podi consecutivi negli arrivi a ranghi compatti, che avevano impresso la sensazione che potesse puntare a qualcosa in più, scivola di nuovo verso un modesto sesto posto senza impensierire i rivali.

Max Walscheid (Sunweb): Nel finale la formazione tedesca è tra le più presenti nell’avanguardia del gruppo. Per associazione di idee è lecito immaginare lo sprinter del lotto, chiamato a sostituire all’ultimo momento Bauhaus, dare del filo da torcere ai più blasonati avversari. Invece chiude sedicesimo e incapace di giustificare gli sforzi prodotti dai compagni.

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